giovedì 28 dicembre 2017

ALCOOL E GIOVANI

Da lungo tempo l’uso di bevande alcoliche è considerato un fattore di rischio per la salute pubblica; però nonostante ciò l’alcol è parte integrante della vita quotidiana. 


Infatti, in Italia l’interesse per il problema alcol sembra aumentare, sull’aumento dei fenomeni dovuti all’abuso e dipendenza da esso e al consolidarsi di comportamenti trasgressivi e pericolosi, soprattutto tra i giovani (in modo particolare incidenti stradali, teppismo, atti vandalici e violenti contro persone, corse in macchina a velocità folli, dipendenze e molto altro ancora).
Per quanto concerne, infatti, l’accostamento precoce degli adolescenti agli alcolici, il nostro Paese detiene il primato per l’età media più bassa d’Europa.
I giovani sono considerati un gruppo particolarmente a rischio per gli effetti che l’alcol può generare, i quali effetti possono avere un forte impatto sulla loro maturazione psicofisica; inoltre il rischio che una persona sviluppi abuso e dipendenza, è tanto più alto quanto precoce è l’età del primo accostamento agli alcolici.
Tendenzialmente i ragazzi consumano alcol in modo occasionale nei fine settimana e utilizzano questa sostanza per creare lo “sballo”ed è per questo motivo che si parla d’incidenti stradali del sabato sera, i quali stanno creando un allarme nei paesi sviluppati creando la prima causa di morte per i giovani di età compresa tra 15-29 anni. Il consumo rischioso e dannoso di bevande alcoliche com’è noto contribuisce in maniera significativa ai problemi di salute, agli incidenti e ai decessi stradali e a numerose conseguenze sociali in ambito familiare, scolastico e lavorativo e ai fenomeni della criminalità, della violenza e dell’emarginazione sociale. Il danno causato dall’alcol non interessa solo chi beve ma si ripercuote anche sugli altri, sulla famiglia, sulla collettività. I problemi causati a terzi da parte dei bevitori spaziano dal semplice disturbo della quiete pubblica, i rumori molesti notturni, fino a conseguenze più serie come i maltrattamenti coniugali, l’abuso sui minori, la criminalità e la violenza. È stato stimato che 1 omicidio su 4 è alcol-correlato. Attualmente si stima che in Europa 5-9 milioni di bambini vivano in famiglie con problemi di alcol.

Tra i giovani l'uso di alcol è un'esperienza che si fa ad una certa età per il desiderio di provare nuove sensazioni, per uscire dalla noia; ma è anche collegato alla curiosità, ai comportamenti imitativi all'interno del gruppo, ed è spesso associato a momenti di socialità e di divertimento.
Pare che oggi la società sia incapace di offrire modelli e interessi stimolanti; ecco perché i giovani non trovando nulla che li appassioni cercano nuovi spazi di sopravvivenza, uno tra questi è il gruppo, che rappresenta l'espediente per trovare la propria dimensione.
L'alcol è considerato una droga anche dagli stessi giovani, i quali la descrivono come una “droga legale”: si beve la sera con l'obiettivo di “trasformarsi”.
PROPRIETA’ FARMACOLOGICHE E TOSSICOLOGICHE DELL’ALCOL
L’etanolo corrisponde, dal punto di vista strutturale, a un’ampia varietà di composti differenti che deprimono il Sistema Nervoso Centrale. L’etanolo si differenzia da tutti gli altri depressori del SNC in quanto è facilmente reperibile per gli adulti e il suo uso è legale ed accettato nelle varie società. In relazione a questa disponibilità diffusa dell’etanolo ci sono gli enormi costi personali e sociali dell’abuso; milioni di individui si trasformano in persone che assumono alcol o analcolici.
Comparato con altri farmaci, occorrono dosi molto elevate di alcol affinché compaiano gli effetti, e per questo la sua ingestione è più simile a quella di un alimento che di una droga. Il contenuto di alcol nelle bevande varia dal 4 al 6 % per la birra, dal 10 al 15% per il vino e dal 40 % in poi per i liquori distillati. La gradazione alcolica di una bevanda che contiene alcol è due volte la percentuale di alcol (esempio, 40% di alcol equivale a 80°).
È noto che, a differenze di quello che dice la gente, il volume di una bevanda si proporziona in modo che un bicchiere di birra o vino equivalga a 14 g di alcol. In questo modo, si consuma in quantità misurata in grammi, mentre per tutti gli altri farmaci si assumono in dosi di micro e milligrammi.
L’alcol è una piccola molecola costituita da due atomi di carbonio, estremamente solubile sia nell’acqua che nei lipidi.
Dopo somministrazione orale, l’etanolo essendo una molecola priva di carica e liposolubile è rapidamente assorbito e distribuito in tutto il corpo. Il 5-10% viene escreto invariato nell’aria espirata, nelle urine e con il sudore mentre il 90% è decomposto nel fegato.
Effetti farmacologici sul Sistema Nervoso
L’alcol è capace di modificare l’attività di specifiche proteine che sono immerse nella matrice fluida della parete cellulare e che assolvono diverse funzioni, quali quelle di canali per il passaggio di ioni e di recettori per i neurotrasmettitori. Questo fenomeno avviene a concentrazioni notevolmente inferiori a quelle che fluidificano la membrana. L’alcol interferisce pertanto con la comunicazione tra i neuroni modificando la permeabilità di alcuni canali ionici e la normale funzione di determinati recettori. Pertanto, se da una parte si può affermare che l’alcol, a differenza delle altre sostanze d’abuso, non possiede un recettore specifico cui legarsi, dall’altra si può ragionevolmente ipotizzare che, nella struttura della membrana, esistano degli elementi particolarmente sensibili all’azione dell’alcol. I numerosi effetti percepiti dopo l’assunzione di alcol sono il risultato finale della somma delle azioni dell’alcol sui vari sistemi neurotrasmettitoriali.
 Effetti sul metabolismo lipidico, sulle funzioni piastriniche e sull’aterosclerosi
Un moderato consumo di alcolici riduce la mortalità associata con le malattie coronariche; un effetto massimo è ottenuto con un livello di 2-3 unità al giorno (Groenbaec et al. 1994). Il fattore essenziale è rappresentato dall’etanolo piuttosto che da un’altra bevanda alcolica come ad esempio il vino rosso. Uno dei meccanismi proposti per spiegare tale azione riguarda l’effetto sulle lipoproteine plasmatiche, che sono molecole trasportatrici del colesterolo e di altri lipidi nel flusso ematico; l’alcol, infatti, aumenta i livelli delle HDL, che legano il colesterolo e lo riportano al fegato, riducendo i livelli nei tessuti. D’altro canto, l’assunzione giornaliera di più elevati quantitativi di alcol è causa di problemi cardiovascolari.
L’etanolo può anche proteggere contro la malattia ischemica cardiaca, inibendo l’aggregazione piastrinica. Questo effetto si osserva a concentrazioni di etanolo raggiunte con una normale razione di alcolici e probabilmente risulta dall’inibizione della formazione dell’acido arachidonico dai fosfolipidi.
Effetti sul sistema cardiovascolare
Il principale effetto cardiovascolare dell’etanolo è rappresentato dalla vasodilatazione cutanea (viso) per aumento del flusso sanguigno, questo effetto provoca una sensazione di caldo ma in realtà aumenta la perdita di calore e diminuisce la temperatura interna.
Effetti su esofago e stomaco
L’etanolo aumenta la secrezione salivare e gastrica, che è in parte un effetto riflesso prodotto dal gusto e dall’azione irritante dell’etanolo. L’alcol è coinvolto nell’etiopatogenesi dell’esofagite che talvolta rappresenta l’espressione clinica della malattia del reflusso gastroesofageo. Per esofagite s’intende un processo infiammatorio a livello della mucosa esofagea caratterizzato dalla presenza di erosioni che interessano la circonferenza dell’organo o da lesioni più severe quali ulcera, stenosi ed esofago di Barrett.
L’alcol ha un ruolo patogenetico importante anche per quanto riguarda le rotture della parete esofagea sulla quale determina la sindrome di Mallory-Weiss (lacerazione mucosale longitudinale dell’esofago in sede precordiale) e la sindrome di Boerhaeve (ematoma intramurale con rottura della parete esofagea a livello della giunzione gastro-esofagea in conseguenza di segni di vomito).
Il consumo di alcol può alterare la mucosa gastrica e causare gastrite acuta e cronica. L’etanolo sembra stimolare la secrezione gastrica per stimolazione dei nervi sensitivi nella mucosa dello stomaco e favorire la liberazione di gastrina e istamina. Le bevande che contengono più del 40% di alcol hanno effetto tossico diretto sulla mucosa gastrica.
I sintomi comprendono dolore epigastrico acuto che si allevia con antiacidi o antagonisti dei recettori H2.
Effetti sull’apparato intestinale
L’etanolo può potenzialmente alterare l’assorbimento di substrati agendo su:
1.      trasporto del bolo alimentare;
2.      assorbimento dei nutrienti;
3.      secrezione esocrina ed endocrina (in particolare stimola l’ipofisi anteriore a secernere ACTH e inibisce il metabolismo epatico dell’idrocortisone);
4.      produzione d’immunoglobuline.
Circa il 70% dell’etanolo ingerito è assorbito direttamente dallo stomaco e arriva, tramite il sistema portale, al fegato; il restante 25% arriva, circa 45 minuti dopo l’assunzione, nel duodeno e nel digiuno prossimale dove viene assorbito per diffusione semplice attraverso le cellule dell’orletto a spazzola e le membrane baso-laterali. Gli enterociti del digiuno sono notevolmente sensibili all’etanolo e l’effetto di questa sostanza sulla struttura e la funzione di tali cellule è complesso e dipende dall’interazione con altri fattori, specie con lo stato nutrizionale; in particolare, la deficienza di folati riscontrabile negli alcolisti, è in grado di determinare una disfunzione degli enterociti e un accorciamento dei villi intestinali reversibile dopo astensione da alcol.
Inoltre, l’ingestione acuta determina erosioni emorragiche “dose-dipendenti” a livello dei villi intestinali; anche tali interazioni dipendono dallo stato nutrizionale e dalla dieta. Il digiuno risponde all’assunzione cronica di etanolo con un adattamento dei villi instenstinali.
Un altro meccanismo è l’alterazione della motilità gastrointestinale e componenti essenziali nel malassorbimento risultano essere le conseguenti alterazioni diarroiche dell’alvo e la dispepsia.
Effetti sul pancreas
Un inadeguato consumo di alcol può produrre danni cronici o acuti al pancreas, che si manifestano rispettivamente sottoforma di pancreatite acuta e cronica, una malattia infiammatoria che può essere mortale nel 5-10% dei casi. La pancreatite acuta di origine alcolica si manifesta con dolori addominali acuti, nausea, vomito e aumento della concentrazione, serica e urinaria, degli enzimi pancreatici. La maggior parte delle crisi non risulta letale, può comparire pancreatite emorragica e portare a shock, insufficienza renale, insufficienza respiratoria e morte. La terapia prevede infusione di liquidi e analgesici oppioidi. La causa è in relazione con l’effetto metabolico tossico diretto di alcol sulle cellule acinari del pancreas.
Nel 66% degli individui con pancreatite ricorrente di origine alcolica apparirà pancreatite cronica. Quest’ultima si cura ristabilizzando le deficienze endocrine ed esocrine che intervengo nell’insufficienza del pancreas.
Diuresi
L’etanolo inibisce la liberazione di vasopressina (ADH) e aumenta quella del fattore natriuretico atriale provocando un aumento della diuresi. Tuttavia, poiché la tolleranza si sviluppa rapidamente, la diuresi non è un effetto duraturo.
Effetti sul muscolo striato
L’ingestione cronica è in relazione con la diminuzione di forza muscolare. Grandi dosi di alcol possono generare anche danni irreversibili del muscolo che si manifestano con l’incremento notevole dell’attività della creatina fosfochinasi nel plasma. La biopsia muscolare dei bevitori cronici manifesta anche la riduzione delle riserve di glicogeno e l’attività della piruvato-chinasi. Evidenze dimostrano che il 50% dei bevitori cronici di alcol presentano atrofia delle fibre di tipo II; questi cambiamenti si relazionano con la riduzione della sintesi della proteina muscolare e l’attività della carnosi nasi nel sangue.
Effetti sul fegato
Insieme con il danno cerebrale, le conseguenze a lungo termine più seria dell’eccessivo consumo di alcol è il danno epatico (Lieber 1995). Gli effetti primari sono aumento di accumulo di grasso (fegato grasso), epatiti e cirrosi. L’ostacolo al flusso portale ematico, determinata dal fegato fibrotico, spesso causa varici esofagee, che possono sanguinare improvvisamente e in modo drammatico. Il meccanismo è complesso in quanto i fattori principali sono:
·         un aumento del rilascio di acidi grassi dal tessuto adiposo, come risultato dell’aumentato stress che provoca aumento dell’attività simpatica;
·         un’inibizione dell’ossidazione degli acidi grassi, a causa del carico metabolico imposto dall’etanolo stesso.
L’accumulo di grassi nel fegato è un fenomeno rapido e può avvenire in individui normali dopo assunzione di modeste quantità di alcol. Quest’accumulo dipende tanto dal ciclo dell’acido tricarbossilico quanto dall’ossidazione degli acidi grassi dovuto in parte all’ eccesso di NADH prodotto dall’alcol e aldeide deidrogenasi alcolica.
La fibrosi, originata per necrosi del tessuto e infiammazione cronica, è la causa della cirrosi. Il tessuto epatico normale viene sostituito dal tessuto fibroso. L’alcol può danneggiare direttamente le cellule del fegato il quale produce un deposito di collageno attorno alle venule epatiche terminali. (Worner e Lieber, 1985). Il dato istologico caratteristico della cirrosi da alcol è la formazione dei corpi di Mallory che si pensa essere collegati con le alterazioni della citocheratina.
Effetti sulle funzioni sessuali
Gli alcolisti cronici di sesso maschile sono spesso impotenti e mostrano segni di femminilizzazione. Questi effetti sono associati all’inibizione della sintesi degli steroidi testicolari, ma può contribuire anche l’induzione degli enzimi microsomiali epatici da parte dell’etanolo, con conseguente aumento del grado di inattivazione del testosterone. l’aumento della concentrazione plasmatica dell’alcol riduce l’eccitazione sessuale, ritardo dell’eiaculazione e diminuzione del piacere orgasmico. Inoltre, molti alcolisti cronici presentano atrofia testicolare e riduzione della fecondità. Può presentarsi ginecomastia in relazione all’aumento della risposta agli estrogeni e con il metabolismo accelerato del testosterone.
Nelle donne si verifica riduzione della libido,  riduzione della lubrificazione vaginale e alterazioni del ciclo mestruale.
Effetti ematologici ed immunitari
Il consumo cronico di alcol provoca l’insorgenza di diversi tipi di anemia:
·         anemia microcita ria dovuta a perdita di sangue e deficienza cronica di ferro;
·         anemia macrocitaria e aumento del volume corpuscolare medio;
·         Anemia normocromica dovuta a problemi cronici ematopoietici;
·         Anemia sideroblastica;
·         Trombocitopenia.
L’alcol danneggia anche i granulociti ed i linfociti (Schirmer, 2000). Gli effetti comprendono leucopenia, alterazioni dei sottotipi dei linfociti, riduzione della mitosi delle cellule T e cambi nella produzione di immunoglobuline. In alcuni pazienti, una riduzione della migrazione dei leucociti può spiegare in parte la resistenza inadeguata di alcuni alcolisti ad alcuni tipi d’infezione come listeriosi e tubercolosi. Il consumo di alcol, tuttavia, può alterare la distribuzione e le funzioni delle cellule linfoidi come l’interleuchina 2. L’alcol sembra essere coinvolto nella comparsa della sindrome da HIV; studi in vitro con linfociti umani suggeriscono che l’alcol può inibire i linfociti T CD4 e la produzione di IL2 e aumentare la replicazione di HIV in vitro.
Effetti sullo sviluppo fetale
È stato dimostrato nella prima parte degli anni ’70, che il consumo di etanolo durante la gravidanza ha effetti avversi sullo sviluppo fetale. La sindrome fetale da alcol (FAS) è il termine utilizzato per descrivere gli effetti comunemente osservati nei bambini nati da madri che bevono durante la gravidanza. Le principali caratteristiche sono:
·         Sviluppo anormale della faccia con occhi maggiormente distaccati, ossa zigomatiche ridotte e rime palpebrali corte;
·         Ridotta circonferenza cranica;
·         Ritardo della crescita;
·         Ritardo mentale e anormalità comportamentali;
·         Altre anormalità anatomiche come:anormalità cardiache, renali, degli occhi e  delle orecchie.
Gli effetti dell’alcol sullo sviluppo embrionale sono noti, ma non sono ancora stati completamente chiariti tutti i meccanismi teratogenetici e sempre più numerose sono le ricerche e le segnalazioni sui diversi effetti correlati all’alcolemia materna e fetale.
Alcol e tumori
Studi epidemiologici hanno associato l’abuso di alcol con l’insorgenza di tumori in vari organi: lingua, bocca, laringe, faringe ed esofago. L’associazione tra alcolismo e carcinoma epatocellulare primario sembra, invece, mediata dall’insorgenza della cirrosi. È stata anche descritta un’associazione tra l’alcolismo e tumore alla mammella.
Malgrado gli studi effettuati non si è mai potuta dimostrare un’azione carcinogenetica diretta dell’etanolo. Forse, l’azione irritante del tossico sulle cellule epiteliali del tubo gastroenterico produce un aumento della rigenerazione e della proliferazione cellulare e il DNA che si replica che si replica in queste cellule potrebbe essere più sensibile a una qualsiasi sostanza cancerogena presente. L’alcol potrebbe agire facilitando la penetrazione di carcinogeni all’interno delle cellule. La mucosa del tratto gastroenterico contiene alcol deidrogenasi che origina acetaldeide, agente potenzialmente mutageno (lo stesso può avvenire nel fegato). Inoltre la presenza di sostanze diverse dall’alcol nelle bevande alcoliche, come nitrosammine e idrocarburi policiclici, potrebbe essere importante.
L’etanolo provoca una proliferazione delle membrane del reticolo endoplasmatico cellulare, il che potrebbe attivare alcuni cancerogeni. La malnutrizione provoca dall’etanolo relativamente ad alcune vitamine e minerali potrebbe favorire lo sviluppo del cancro. Un aumento della predisposizione verso l’infezione da virus dell’epatite B è stata invocata come fattore capace di causare carcinoma epatocellulare, mentre alterazioni del metabolismo di steroidi potrebbero essere causa o concausa di cancro mammario.
 CONSUMO DI ALCOL
   Confronto con gli altri paesi europei

Il consumo e l’abuso di alcol fra i giovani e gli adolescenti è un fenomeno preoccupante e in forte crescita sia a livello internazionale che nazionale. Questa è la situazione sottolineata dal recente Report “Alcohol in Europe” che ha costituito la base della Community Strategy on Alcohol approvata in seno all’ Unione Europea che risulta essere la Regione con il più alto consumo di alcol nel mondo nonostante il decremento nei consumi di alcol pro-capite sebbene passati da 15 litri di alcol puro per ogni adulto registrato a metà degli anni 70 a circa 11 litri attuali.
Dal progetto europeo d’indagini condotte nelle scuole (ESPAD) è emerso che escludendo tabacco e caffeina, l’alcool è la sostanza psicoattiva maggiormente utilizzata dai giovani dell’UE. La percentuale degli studenti di 15-16 anni che si sono ubriacati almeno qualche volta varia dal 36% in Portogallo all’89% in Danimarca. La cultura del bere attualmente diffusa tra i giovani segue sempre più frequentemente standard orientati verso modelli di “binge-drinking” ossia il “bere per ubriacarsi, 5 drink di seguito”, ossia l'abuso concentrato in singole occasioni, che non riflettono quindi le modalità di consumo tipicamente mediterranee a cui le generazioni precedenti si sono conformate e che privilegiavano il consumo del vino ai pasti quale parte integrante dell’alimentazione. Nel rapporto della commissione Europea pubblicato a giugno del 2006  si legge infatti che nell’UE più di 1 su 8 tra i ragazzi di 15 e 16
anni si è ubriacato più di 20 volte nel corso della vita, e che più di 1 su 6 (18%) ha avuto episodi di “binge drinking” (5 o più bevande alcoliche in un’unica occasione) tre volte o più nell’ultimo mese.
Si registra inoltre un aumento degli episodi di “binge drinking” tra i ragazzi nel corso degli ultimi anni, e quasi tutti i paesi registrano questo dato particolarmente in crescita tra le ragazze. A livello comunitario molti sono stati i piani d’azione proposti dagli stati membri a tutela di questa fascia di popolazione che insieme alle donne, è considerata quella più a rischio per problematiche alcol correlate. E’ pertanto importante cercare di migliorare le conoscenze riguardo un’ abitudine relativamente nuova per il nostro Paese e distante dalle abitudini mediterranee che traevano ispirazione dalla moderazione e dal consumo ai pasti.

  Consumo tra i giovani
 L’adolescenza è il periodo cruciale per la sperimentazione di sostanze psicoattive, lecite e illecite. E’in particolare fra gli 11-12 anni e i 18 che si creano le premesse sia per forme di consumo che non implicano rischi elevati, sia per quelle che possono evolvere nell’abuso e nella dipendenza (Ravenna, 1997).  E’ ormai opinione condivisa nella letteratura scientifica che i comportamenti di consumo dell’alcool e la diffusione, che ha progressivamente assunto nel mondo giovanile, devono essere compresi nel quadro più complessivo delle problematiche evolutive adolescenziali. L’affrontare i cambiamenti del processo di maturazione e l’acquisizione di nuovi ruoli porta ad un certo grado di ansia accentuata sia dalla mancanza di regole che definiscono in modo chiaro come raggiungere l’età adulta, sia dalle richieste e dalle pressioni sociali (Spear, 2002). La ricerca d’indipendenza e d’identità comprende la sperimentazione di molti comportamenti, atteggiamenti ed attività, prima di scegliere una direzione ed uno stile che siano propri.
Nell’intento di proseguire con efficacia questi obiettivi, il consumo di sostanze alcoliche può essere interpretato come una strategia di coping per fronteggiare in modo efficace determinati compiti evolutivi e determinate pressioni ambientali. Senza rischio non c’è neanche assunzione di responsabilità. Il rischio può essere valutato come un’arma a doppio taglio: “È qualcosa d’insito nella stessa condizione umana e di per sé non è né un valore né un disvalore; la sua gestione è invece cruciale perché implica la necessità di sapere (o essere aiutati a) navigare a vista tra emozioni e comportamenti, tra desideri e realtà concrete” (Castellani, 2000, p.45). Tra i giovani l’uso sperimentale di alcool è in gran parte legato alla curiosità, a comportamenti e stili di vita di tipo imitativo all’interno del gruppo, alla reperibilità, ad occasioni favorevoli ed è spesso associato a momenti di socialità e divertimento.
 Stili di consumo
Si beve generalmente in compagnia e nei momenti di svago e di divertimento, ma non si tratta di un costume tradizionale inserito nei momenti quotidiani come per le generazioni precedenti: non si beve più durante i pasti in famiglia, ma si beve la sera con l’obiettivo di alterarsi. Un’indagine condotta dall’ASL di Bologna (Pavarin, Forni e Ruo, 2003) conferma questo quadro. Rispetto al momento del divertimento e aggregazione sembra evidente che il maggior abuso di alcool, soprattutto cocktail e superalcolici, sia molto legato alla situazione del ballo. È notato un abuso di alcool anche nei posti in cui ci s’incontra prima e dopo la discoteca. Il consumo avviene per tappe: si inizia la serata con aperitivi e happy hour nei pub, poi si va a ballare e infine la colazione al mattino in possibile stato di alterazione.
L’happy hour è un’abitudine ormai consolidata nello stile di vita degli adolescenti, infatti con questo termine ci si riferisce a quella fascia oraria, che generalmente va dalle 20 alle 22, in cui alcuni locali pubblici (specialmente bar e pub), praticano sconti sulle bevande.  Sempre secondo i dati riportati da questa ricerca, la bevanda di cui si può notare un maggiore abuso è la birra (44%), seguono i cocktails (34%) e superalcolici (31.6%). Il vino è la sostanza di cui si osserva il minor abuso (13.2%). Questi dati confermano l’ipotesi di un fenomeno che si sta diffondendo a livello nazionale: la trasformazione degli stili giovanili del bere. Gli studi in letteratura, che utilizzano un approccio socio-culturale, descrivono due modelli base nella modalità di assunzione degli alcolici, che si differenziano per il valore d’uso e la funzione sociale del bere: il modello “bagnato” o mediterraneo, tipico dei paesi produttori di vino, come l’Italia, e il modello “asciutto” o anglosassone, caratteristico dei paesi nordeuropei. Nel primo modello è dominante il valore nutritivo e alimentare dell’alcool, in particolare il vino, e il bere costituisce un fattore fondamentale dell’interazione sociale. Al contrario, nel secondo modello, l’alcool, bevanda di regola assente nella vita di tutti i giorni, ha una funzione esclusivamente inebriante. Individuare il valore d’uso dominante in una data società permette di comprendere meglio gli atteggiamenti nei confronti delle bevande alcoliche, poiché valori d’uso e atteggiamenti sono tra loro legati.  Se l’uso di alcool è visto come un mezzo per “sballare”, non ci sarà alcuna differenza tra gli atteggiamenti nei confronti del bere e atteggiamenti nei confronti dell’ubriachezza. I dati del nostro paese (Cibin, Zavan e Nardo, 2000; Cibin, 2001; Pavarin, Forni e Ruo, 2003; Quartini, Bazzani, Patussi, Mazzoli, Tedesco, Vico e Surrenti, 2001) indicano la compresenza di questi due modelli, quindi il bere tradizionale, ad uso alimentare, è affiancato da episodi di intossicazione acuta e periodica: il rischio di abuso alcolico aumenta perché si apre lo spazio al valore d’uso dell’euforia. Si riducono complessivamente tra i giovani i consumi di vino, mentre aumentano quelli di birra e superalcolici. Inoltre i produttori di liquore hanno introdotto un’intera gamma di prodotti “da iniziazione”, che sembrano fatti su misura per i ragazzi. I più conosciuti, gli “alcopop” o “breezer”, sono dei mix dolci al gusto di frutta, ma con una forte correzione alcolica. Per metà bibite e per metà superalcolici, sono diventati gli alcolici alla moda, dominanti fra i giovani.

 Consumatori a rischio
La quantificazione dei consumi di alcol a rischio si basa principalmente sull’identificazione dei consumatori che eccedono le quantità che le Agenzie per la tutela della salute indicano come “limite massimo”da non superare per non incorrere in rischi,pericoli o danni parzialmente o completamente evitabili a fronte della moderazione o astensione dal bere.
Le definizioni dell’identificazione del bere a rischio si basano su quelle del WHO dove per consumo a rischio (hazardous) si intendono livelli di consumo o modalità del bere che possono determinare un rischio nel caso di persistenza in tali abitudini. Secondo le Linee Guida nazionali per una sana  alimentazione dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, sono da  considerare consumatori a rischio i maschi che superano un consumo quotidiano di 40 g di alcol 2-3 unità alcoliche standard) e le femmine che superano un consumo di 20 g. A queste categorie vanno aggiunte quelle degli anziani e dei giovani 16-18enni, ai quali si raccomanda di non superare una unità al giorno e quella degli adolescenti al  di sotto dell’età legale (16 anni) ai quali si consiglia l’astensione dal bere. Per tutti inoltre si raccomanda di evitare il consumo di grandi quantità di alcol in un arco di tempo limitato.
La prevalenza di consumatori a rischio nel 2009 è pari al 15,8% della popolazione di età superiore a 11 anni. L’analisi per classi d’età mostra che sono a rischio il 18,5 dei ragazzi e il 15,5 delle ragazze al di sotto dei 16 anni, valore preoccupante e che identifica circa 475.000 minori complessivamente rischio alcol-correlato.
                 

3.2.3 Il fenomeno “binge-drinking”
Il nuovo modello di consumo può creare una situazione di assenza di regole, nel quale trova spazio l’abuso non regolato: aumenta il preoccupante fenomeno del “binge drinking”, ossia il bere ininterrottamente fino all’ubriachezza (5 bevute consecutive per i maschi, 4 per le femmine, in meno di 2 ore). Secondo l’Emcda (Osservatorio europeo sulle droghe di Lisbona, 2003) “l’alcool è la sostanza psicoattiva maggiormente utilizzata dai giovani dell’Ue” e la percentuale di giovani di 15-16 anni che si sono ubriacati “almeno qualche volta”, in Italia si attesta intorno al 43%. Spesso il bere pesante è un fenomeno socializzato e socializzante che caratterizza le uscite del fine settimana e che facilita l’esperienza dello “sballo” tanto cercato dagli adolescenti. La ricerca dell’Osservatorio permanente sui giovani e alcool (2001) ha evidenziato una sostanziale differenza fra l’assunzione di alcolici che i giovani hanno in privato, nella loro vita normale, e il bere nel fine settimana: ci sono moltissime persone astemie che dal venerdì alla domenica consumano alcool, spesso anche in gran quantità. Questo comportamento è dovuto al fatto che risulta molto difficile per un adolescente essere parte di un gruppo e non assumere gli stessi atteggiamenti, la tendenza a compiere le stesse azioni è molto forte e molti comportamenti sono indotti dall’unione. Il divertimento nel gruppo diviene sempre più una dimensione da accompagnare, se non addirittura da sostenere, grazie all’ausilio dell’alcool, che riduce le inibizioni o le difficoltà relazionali, regalando una sensazione di appartenenza integrata al gruppo allargato. Perciò l’ebbrezza da alcool è ricercata dagli adolescenti anche come espediente per diminuire l’ansia di essere accettati dagli altri (Spear, 2002). Lo sviluppo di comportamenti di binge-drinking può essere associato a due fattori importanti: il gruppo dei pari e i fattori ambientali. Una ricerca condotta da Weitzman, Nelson e Wechsler (2002) su 1894 soggetti di 19 anni, fa notare che i più inclini a comportamenti di binge-drinking sono i ragazzi esposti ad ambienti “bagnati”, caratterizzati dalla presenza di reti di amicizia in cui questo modo di fare è comune e dalla presenza di condizioni sociali, residenziali e luoghi di vendita in cui il bere è prevalente e l’alcool è reperibile a basso costo e quindi facilmente accessibile. Wechsler et al. (2002) dimostrano che un’alta densità di bars e pubs attorno ai campuses, può incoraggiare comportamenti di bere smodato, poiché incrementa l’accessibilità verso l’alcool, abbassa il costo delle bevande, aumentando, quindi, il loro consumo e la violenza ed altri crimini che sono associati al fenomeno del binge-drinking. Inoltre coloro che abitano nelle vicinanze di college, caratterizzati dalla presenza di ambienti “bagnati”, riportano di essere stati vittima di effetti definiti “di seconda mano”. Questi effetti includono: mancanza di sonno a causa di continui disturbi, aiutare studenti ubriachi, essere insultati o assaliti, essere vittima di proposte sessuali non volute o subire atti di vandalismo nei confronti delle proprietà private.
Nel 2009 il 12.4% degli uomini e il 3,1% delle donne di 11 anni e più hanno dichiarato di aver consumato, almeno una volta negli ultimi 12 mesi, 6 o più bicchieri di bevande alcoliche in una sola occasione con percentuali che variano a seconda del genere e della classe di età della popolazione. Tra gli uomini, il valore si presenta elevato già tra i giovanissimi, raggiunge un picco massimo tra i 18-242nni e poi diminuisce nuovamente, pur rimanendo su valori ragguardevoli, nelle classi di età successive; tra le donne, come per gli uomini, la frequenza massima si attesta attorno ai 18-24 anni (7,9%) e decresce nuovamente raggiungendo i valori limiti nelle classi di età anziane (>65).


 L’indagine multiscopo relativa all’anno 2009 si è concentrata sulle caratteristiche socio-demografiche che accomunano i consumatori binge drinking. Le percentuali di consumatori di sesso maschile risultano più elevate tra chi possiede un titolo superiore al diploma di scuola media, mentre le più basse si registrano tra chi possiede un titolo di studio basso (licenza elementare: 6,3%, nessun titolo: 5,5%);anche tra le donne la percentuale aumenta all’aumentare del titolo di studio. Le persone occupate o in cerca di occupazione fanno registrare le più alte percentuali di binge drinkers mentre i valori più bassi si registrano tra i pensionati per entrambi i sessi; la stessa situazione si registra in relazione alla principale fonte di reddito  e assumono un trend decrescente in relazione allo stato di salute degli intervistati. La condizione fisica degli intervistati, valutata attraverso BMI,  non mostra tra gli uomini variazioni statisticamente significative, mentre si registra una percentuale più elevata di consumatrici binge drinking tra le donne con peso normale rispetto a quelle in sovrappeso od obese. Infine è stata analizzata la percentuale in relazione alla distribuzione territoriale degli intervistati.
 Italia del nord
In Piemonte e Valle d’Aosta, la percentuale di consumatori di bevande alcoliche risulta in linea con il dato medio nazionale con esclusione del dato relativo al binge drinking (14,7%) e al consumo a rischio che risultano superiori alla media nazionale. Rispetto ai dati del 2008 si registra un aumento delle consumatrici fuori pasto e binge drinking. Anche in Lombardia la percentuale di consumatrici risulta superiore alla media nazionale di individui che assumono alcol fuori dai pasti (maschi: 41,3%; femmine: 18,4%). Solo le donne della Liguria presentano abitudini in media con il dato nazionale; al contrario per gli uomini si osserva un valore superiore alla media nazionale di consumatori fuori pasto. Un dato preoccupante è offerto dal Trentino Alto Adige per il quale tutti gli indicatori di rischio risultano al di sopra della media nazionale per entrambi i sessi. Tra le donne in particolare, si osserva il dato più elevato rispetto alle altre Regioni di consumatrici fuori pasto (30,0%). Stessi risultati del Trentino Alto Adige si riscontrano nel Veneto e nel Friuli-Venezia Giulia a differenza del dato per le donne che praticano il binge drinking che risulta nella media nazionale. In Emilia Romagna, la percentuale di consumatori di almeno una bevanda alcolica risulta superiore a quella media nazionale per entrambi i sessi (maschi: 83,4%; femmine: 65%). Rispetto alla rilevazione del 2008 si registra tra gli uomini una riduzione dei consumatori fuori pasto (-4.6 punti percentuali) e tra le donne un incremento delle consumatrici a rischio (+3 punti percentuali).

 Italia centrale
In Toscana la percentuale di consumatori di almeno una bevanda alcolica risulta superiore a quella della media nazionale per entrambi i sessi. Tra gli uomini si rilevano valori al di sotto del dato medio nazionale tra coloro che praticano il binge drinking e che consumano bevande fuori pasto, mentre tra le donne risulta superiore alla media nazionale il dato sul consumo a rischio. Nelle Marche, nel Lazio e in Umbria tutti gli indicatori relativi ai comportamenti a rischio, per entrambi i sessi,e per Marche e Umbria anche il dato relativo ai consumatori di una bevanda alcolica, risultano in media con i dati nazionali. Diverso è il caso dell’Abruzzo dove si registrano valori superiori ai dati medi nazionali tra gli uomini che consumano bevande alcoliche (84%) e che assumono bevande alcoliche lontano dai pasti (42,9). Tra le donne, l’indicatore a rischio risulta inferiore alla media delle altre regioni (4,6). In Molise si riscontrano valori superiori al dato medio nazionale per tutti gli indicatori a rischio considerati. Tra le donne valori inferiori si registrano tra le consumatrici di bevande alcoliche (47,4%) e tra coloro che assumono alcolici fuori dai pasti.


  Italia meridionale
In Puglia, la percentuale di consumatori di bevande alcoliche tra gli uomini e quello dei consumatori a rischio risultano in media con il dato nazionale mentre il valore relativo al consumo fuori pasto e quello del binge drinking risultano inferiori ai dati medi nazionali. Tre le donne tutti i valori risultano al di sotto dei valori medi eccetto il dato relativo alle consumatrici binge drinking che tuttavia rimane in media con il dato nazionale. In Campania, tutti gli indicatori relativi ai comportamenti a rischio e al consumo di almeno una bevanda alcolica risultano al di sotto dei valori medi nazionali. In Basilicata e in Calabria, tutti gli indicatori relativi ai comportamenti a rischio e alle  consumatrici di almeno una bevanda alcolica risultano al di sotto dei valori medi nazionali. In Basilicata, situazione diversa si presenta tra gli uomini dove si registrano valori superiori alla media nazionale tra i consumatori binge drinking e tra quelli a rischio.

Italia insulare
In Sardegna, la percentuale di consumatori di almeno una bevanda alcolica tra gli uomini risulta in media con i valori nazionali sebbene le percentuali di tutti gli altri indicatori risultano superiori. Tra le donne tutti gli indicatori sono in linea con i dati nazionali ad eccezione di quello relativo alla percentuale di consumatrici che risulta inferiore (49,3%).
In Sicilia, gli indicatori riguardo il consumo di almeno una bevanda alcolica e dei comportamenti a rischio sono al di sotto dei valori medi nazionali. Tra le donne si registra  la percentuale più bassa tra tutte le Regioni di consumatori di sesso maschile.

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