Da lungo tempo l’uso di bevande alcoliche è considerato un fattore di
rischio per la salute pubblica; però nonostante ciò l’alcol è parte integrante
della vita quotidiana.
Infatti, in Italia l’interesse per il problema alcol sembra aumentare, sull’aumento dei fenomeni dovuti all’abuso e dipendenza da esso e al consolidarsi di comportamenti trasgressivi e pericolosi, soprattutto tra i giovani (in modo particolare incidenti stradali, teppismo, atti vandalici e violenti contro persone, corse in macchina a velocità folli, dipendenze e molto altro ancora).
Per quanto concerne, infatti, l’accostamento precoce degli adolescenti agli alcolici, il nostro Paese detiene il primato per l’età media più bassa d’Europa.
I giovani sono considerati un gruppo particolarmente a rischio per gli effetti che l’alcol può generare, i quali effetti possono avere un forte impatto sulla loro maturazione psicofisica; inoltre il rischio che una persona sviluppi abuso e dipendenza, è tanto più alto quanto precoce è l’età del primo accostamento agli alcolici.
Tendenzialmente i ragazzi consumano alcol in modo occasionale nei fine settimana e utilizzano questa sostanza per creare lo “sballo”ed è per questo motivo che si parla d’incidenti stradali del sabato sera, i quali stanno creando un allarme nei paesi sviluppati creando la prima causa di morte per i giovani di età compresa tra 15-29 anni. Il consumo rischioso e dannoso di bevande alcoliche com’è noto contribuisce in maniera significativa ai problemi di salute, agli incidenti e ai decessi stradali e a numerose conseguenze sociali in ambito familiare, scolastico e lavorativo e ai fenomeni della criminalità, della violenza e dell’emarginazione sociale. Il danno causato dall’alcol non interessa solo chi beve ma si ripercuote anche sugli altri, sulla famiglia, sulla collettività. I problemi causati a terzi da parte dei bevitori spaziano dal semplice disturbo della quiete pubblica, i rumori molesti notturni, fino a conseguenze più serie come i maltrattamenti coniugali, l’abuso sui minori, la criminalità e la violenza. È stato stimato che 1 omicidio su 4 è alcol-correlato. Attualmente si stima che in Europa 5-9 milioni di bambini vivano in famiglie con problemi di alcol.
Tra i giovani l'uso di alcol è un'esperienza che si fa ad una certa età
per il desiderio di provare nuove sensazioni, per uscire dalla noia; ma è anche
collegato alla curiosità, ai comportamenti imitativi all'interno del gruppo, ed
è spesso associato a momenti di socialità e di divertimento.
Pare che oggi la società sia incapace di offrire modelli e interessi stimolanti; ecco perché i giovani non trovando nulla che li appassioni cercano nuovi spazi di sopravvivenza, uno tra questi è il gruppo, che rappresenta l'espediente per trovare la propria dimensione.
L'alcol è considerato una droga anche dagli stessi giovani, i quali la descrivono come una “droga legale”: si beve la sera con l'obiettivo di “trasformarsi”.
Pare che oggi la società sia incapace di offrire modelli e interessi stimolanti; ecco perché i giovani non trovando nulla che li appassioni cercano nuovi spazi di sopravvivenza, uno tra questi è il gruppo, che rappresenta l'espediente per trovare la propria dimensione.
L'alcol è considerato una droga anche dagli stessi giovani, i quali la descrivono come una “droga legale”: si beve la sera con l'obiettivo di “trasformarsi”.
PROPRIETA’ FARMACOLOGICHE E TOSSICOLOGICHE
DELL’ALCOL
L’etanolo corrisponde, dal punto di
vista strutturale, a un’ampia varietà di composti differenti che deprimono il
Sistema Nervoso Centrale. L’etanolo si differenzia da tutti gli altri
depressori del SNC in quanto è facilmente reperibile per gli adulti e il suo
uso è legale ed accettato nelle varie società. In relazione a questa
disponibilità diffusa dell’etanolo ci sono gli enormi costi personali e sociali
dell’abuso; milioni di individui si trasformano in persone che assumono alcol o
analcolici.
Comparato con altri farmaci,
occorrono dosi molto elevate di alcol affinché compaiano gli effetti, e per
questo la sua ingestione è più simile a quella di un alimento che di una droga.
Il contenuto di alcol nelle bevande varia dal 4 al 6 % per la birra, dal 10 al
15% per il vino e dal 40 % in poi per i liquori distillati. La gradazione
alcolica di una bevanda che contiene alcol è due volte la percentuale di alcol
(esempio, 40% di alcol equivale a 80°).
È noto che, a differenze di quello
che dice la gente, il volume di una bevanda si proporziona in modo che un
bicchiere di birra o vino equivalga a 14 g di alcol. In questo modo, si consuma
in quantità misurata in grammi, mentre per tutti gli altri farmaci si assumono
in dosi di micro e milligrammi.
L’alcol è una piccola molecola
costituita da due atomi di carbonio, estremamente solubile sia nell’acqua che
nei lipidi.
Dopo somministrazione orale,
l’etanolo essendo una molecola priva di carica e liposolubile è rapidamente
assorbito e distribuito in tutto il corpo. Il 5-10% viene escreto invariato
nell’aria espirata, nelle urine e con il sudore mentre il 90% è decomposto nel
fegato.
Effetti farmacologici sul Sistema Nervoso
L’alcol è capace di modificare l’attività
di specifiche proteine che sono immerse nella matrice fluida della parete
cellulare e che assolvono diverse funzioni, quali quelle di canali per il
passaggio di ioni e di recettori per i neurotrasmettitori. Questo fenomeno
avviene a concentrazioni notevolmente inferiori a quelle che fluidificano la
membrana. L’alcol interferisce pertanto con la comunicazione tra i neuroni
modificando la permeabilità di alcuni canali ionici e la normale funzione di
determinati recettori. Pertanto, se da una parte si può affermare che l’alcol,
a differenza delle altre sostanze d’abuso, non possiede un recettore specifico cui
legarsi, dall’altra si può ragionevolmente ipotizzare che, nella struttura
della membrana, esistano degli elementi particolarmente sensibili all’azione
dell’alcol. I numerosi effetti percepiti dopo l’assunzione di alcol sono il
risultato finale della somma delle azioni dell’alcol sui vari sistemi
neurotrasmettitoriali.
Effetti sul metabolismo lipidico, sulle
funzioni piastriniche e sull’aterosclerosi
Un moderato consumo di alcolici
riduce la mortalità associata con le malattie coronariche; un effetto massimo è
ottenuto con un livello di 2-3 unità al giorno (Groenbaec et al. 1994). Il fattore
essenziale è rappresentato dall’etanolo piuttosto che da un’altra bevanda
alcolica come ad esempio il vino rosso. Uno dei meccanismi proposti per
spiegare tale azione riguarda l’effetto sulle lipoproteine plasmatiche, che
sono molecole trasportatrici del colesterolo e di altri lipidi nel flusso
ematico; l’alcol, infatti, aumenta i livelli delle HDL, che legano il
colesterolo e lo riportano al fegato, riducendo i livelli nei tessuti. D’altro
canto, l’assunzione giornaliera di più elevati quantitativi di alcol è causa di
problemi cardiovascolari.
L’etanolo può anche proteggere
contro la malattia ischemica cardiaca, inibendo l’aggregazione piastrinica.
Questo effetto si osserva a concentrazioni di etanolo raggiunte con una normale
razione di alcolici e probabilmente risulta dall’inibizione della formazione
dell’acido arachidonico dai fosfolipidi.
Effetti sul sistema cardiovascolare
Il principale effetto
cardiovascolare dell’etanolo è rappresentato dalla vasodilatazione cutanea
(viso) per aumento del flusso sanguigno, questo effetto provoca una sensazione
di caldo ma in realtà aumenta la perdita di calore e diminuisce la temperatura
interna.
Effetti su esofago e stomaco
L’etanolo aumenta la secrezione
salivare e gastrica, che è in parte un effetto riflesso prodotto dal gusto e
dall’azione irritante dell’etanolo. L’alcol è coinvolto nell’etiopatogenesi
dell’esofagite che talvolta rappresenta l’espressione clinica della malattia
del reflusso gastroesofageo. Per esofagite s’intende un processo infiammatorio
a livello della mucosa esofagea caratterizzato dalla presenza di erosioni che interessano
la circonferenza dell’organo o da lesioni più severe quali ulcera, stenosi ed
esofago di Barrett.
L’alcol ha un ruolo patogenetico
importante anche per quanto riguarda le rotture della parete esofagea sulla
quale determina la sindrome di Mallory-Weiss (lacerazione mucosale
longitudinale dell’esofago in sede precordiale) e la sindrome di Boerhaeve
(ematoma intramurale con rottura della parete esofagea a livello della giunzione
gastro-esofagea in conseguenza di segni di vomito).
Il consumo di alcol può alterare la
mucosa gastrica e causare gastrite acuta e cronica. L’etanolo sembra stimolare
la secrezione gastrica per stimolazione dei nervi sensitivi nella mucosa dello
stomaco e favorire la liberazione di gastrina e istamina. Le bevande che
contengono più del 40% di alcol hanno effetto tossico diretto sulla mucosa
gastrica.
I sintomi comprendono dolore
epigastrico acuto che si allevia con antiacidi o antagonisti dei recettori H2.
Effetti sull’apparato intestinale
L’etanolo può potenzialmente
alterare l’assorbimento di substrati agendo su:
1.
trasporto del bolo alimentare;
2.
assorbimento dei nutrienti;
3.
secrezione esocrina ed endocrina (in particolare
stimola l’ipofisi anteriore a secernere ACTH e inibisce il metabolismo epatico
dell’idrocortisone);
4.
produzione d’immunoglobuline.
Circa il 70% dell’etanolo ingerito
è assorbito direttamente dallo stomaco e arriva, tramite il sistema portale, al
fegato; il restante 25% arriva, circa 45 minuti dopo l’assunzione, nel duodeno
e nel digiuno prossimale dove viene assorbito per diffusione semplice
attraverso le cellule dell’orletto a spazzola e le membrane baso-laterali. Gli
enterociti del digiuno sono notevolmente sensibili all’etanolo e l’effetto di
questa sostanza sulla struttura e la funzione di tali cellule è complesso e
dipende dall’interazione con altri fattori, specie con lo stato nutrizionale;
in particolare, la deficienza di folati riscontrabile negli alcolisti, è in
grado di determinare una disfunzione degli enterociti e un accorciamento dei
villi intestinali reversibile dopo astensione da alcol.
Inoltre, l’ingestione acuta
determina erosioni emorragiche “dose-dipendenti” a livello dei villi
intestinali; anche tali interazioni dipendono dallo stato nutrizionale e dalla
dieta. Il digiuno risponde all’assunzione cronica di etanolo con un adattamento
dei villi instenstinali.
Un altro meccanismo è l’alterazione
della motilità gastrointestinale e componenti essenziali nel malassorbimento risultano
essere le conseguenti alterazioni diarroiche dell’alvo e la dispepsia.
Effetti sul pancreas
Un inadeguato consumo di alcol può
produrre danni cronici o acuti al pancreas, che si manifestano rispettivamente
sottoforma di pancreatite acuta e cronica, una malattia infiammatoria che può
essere mortale nel 5-10% dei casi. La pancreatite acuta di origine alcolica si
manifesta con dolori addominali acuti, nausea, vomito e aumento della
concentrazione, serica e urinaria, degli enzimi pancreatici. La maggior parte
delle crisi non risulta letale, può comparire pancreatite emorragica e portare
a shock, insufficienza renale, insufficienza respiratoria e morte. La terapia
prevede infusione di liquidi e analgesici oppioidi. La causa è in relazione con
l’effetto metabolico tossico diretto di alcol sulle cellule acinari del
pancreas.
Nel 66% degli individui con
pancreatite ricorrente di origine alcolica apparirà pancreatite cronica.
Quest’ultima si cura ristabilizzando le deficienze endocrine ed esocrine che
intervengo nell’insufficienza del pancreas.
Diuresi
L’etanolo inibisce la liberazione
di vasopressina (ADH) e aumenta quella del fattore natriuretico atriale provocando
un aumento della diuresi. Tuttavia, poiché la tolleranza si sviluppa
rapidamente, la diuresi non è un effetto duraturo.
Effetti sul muscolo striato
L’ingestione cronica è in relazione
con la diminuzione di forza muscolare. Grandi dosi di alcol possono generare
anche danni irreversibili del muscolo che si manifestano con l’incremento
notevole dell’attività della creatina fosfochinasi nel plasma. La biopsia
muscolare dei bevitori cronici manifesta anche la riduzione delle riserve di glicogeno
e l’attività della piruvato-chinasi. Evidenze dimostrano che il 50% dei
bevitori cronici di alcol presentano atrofia delle fibre di tipo II; questi
cambiamenti si relazionano con la riduzione della sintesi della proteina
muscolare e l’attività della carnosi nasi nel sangue.
Effetti sul fegato
Insieme con il danno cerebrale, le
conseguenze a lungo termine più seria dell’eccessivo consumo di alcol è il
danno epatico (Lieber 1995). Gli effetti primari sono aumento di accumulo di
grasso (fegato grasso), epatiti e cirrosi. L’ostacolo al flusso portale
ematico, determinata dal fegato fibrotico, spesso causa varici esofagee, che
possono sanguinare improvvisamente e in modo drammatico. Il meccanismo è
complesso in quanto i fattori principali sono:
·
un aumento del rilascio di acidi grassi dal
tessuto adiposo, come risultato dell’aumentato stress che provoca aumento
dell’attività simpatica;
·
un’inibizione dell’ossidazione degli acidi
grassi, a causa del carico metabolico imposto dall’etanolo stesso.
L’accumulo di grassi nel fegato è un
fenomeno rapido e può avvenire in individui normali dopo assunzione di modeste
quantità di alcol. Quest’accumulo dipende tanto dal ciclo dell’acido
tricarbossilico quanto dall’ossidazione degli acidi grassi dovuto in parte all’
eccesso di NADH prodotto dall’alcol e aldeide deidrogenasi alcolica.
La fibrosi, originata per necrosi
del tessuto e infiammazione cronica, è la causa della cirrosi. Il tessuto
epatico normale viene sostituito dal tessuto fibroso. L’alcol può danneggiare direttamente
le cellule del fegato il quale produce un deposito di collageno attorno alle
venule epatiche terminali. (Worner e Lieber, 1985). Il dato istologico
caratteristico della cirrosi da alcol è la formazione dei corpi di Mallory che
si pensa essere collegati con le alterazioni della citocheratina.
Effetti sulle funzioni sessuali
Gli alcolisti cronici di sesso maschile
sono spesso impotenti e mostrano segni di femminilizzazione. Questi effetti
sono associati all’inibizione della sintesi degli steroidi testicolari, ma può
contribuire anche l’induzione degli enzimi microsomiali epatici da parte
dell’etanolo, con conseguente aumento del grado di inattivazione del
testosterone. l’aumento della concentrazione plasmatica dell’alcol riduce
l’eccitazione sessuale, ritardo dell’eiaculazione e diminuzione del piacere
orgasmico. Inoltre, molti alcolisti cronici presentano atrofia testicolare e
riduzione della fecondità. Può presentarsi ginecomastia in relazione
all’aumento della risposta agli estrogeni e con il metabolismo accelerato del
testosterone.
Nelle donne si verifica riduzione
della libido, riduzione della lubrificazione
vaginale e alterazioni del ciclo mestruale.
Effetti ematologici ed immunitari
Il consumo cronico di alcol provoca
l’insorgenza di diversi tipi di anemia:
·
anemia microcita ria dovuta a perdita di sangue
e deficienza cronica di ferro;
·
anemia macrocitaria e aumento del volume
corpuscolare medio;
·
Anemia normocromica dovuta a problemi cronici
ematopoietici;
·
Anemia sideroblastica;
·
Trombocitopenia.
L’alcol danneggia anche i
granulociti ed i linfociti (Schirmer, 2000). Gli effetti comprendono
leucopenia, alterazioni dei sottotipi dei linfociti, riduzione della mitosi
delle cellule T e cambi nella produzione di immunoglobuline. In alcuni
pazienti, una riduzione della migrazione dei leucociti può spiegare in parte la
resistenza inadeguata di alcuni alcolisti ad alcuni tipi d’infezione come
listeriosi e tubercolosi. Il consumo di alcol, tuttavia, può alterare la
distribuzione e le funzioni delle cellule linfoidi come l’interleuchina 2.
L’alcol sembra essere coinvolto nella comparsa della sindrome da HIV; studi in vitro
con linfociti umani suggeriscono che l’alcol può inibire i linfociti T CD4 e la
produzione di IL2 e aumentare la replicazione di HIV in vitro.
Effetti sullo sviluppo fetale
È stato dimostrato nella prima
parte degli anni ’70, che il consumo di etanolo durante la gravidanza ha
effetti avversi sullo sviluppo fetale. La sindrome fetale da alcol (FAS) è il
termine utilizzato per descrivere gli effetti comunemente osservati nei bambini
nati da madri che bevono durante la gravidanza. Le principali caratteristiche
sono:
·
Sviluppo anormale della faccia con occhi
maggiormente distaccati, ossa zigomatiche ridotte e rime palpebrali corte;
·
Ridotta circonferenza cranica;
·
Ritardo della crescita;
·
Ritardo mentale e anormalità comportamentali;
·
Altre anormalità anatomiche come:anormalità
cardiache, renali, degli occhi e delle
orecchie.
Gli effetti dell’alcol sullo
sviluppo embrionale sono noti, ma non sono ancora stati completamente chiariti
tutti i meccanismi teratogenetici e sempre più numerose sono le ricerche e le
segnalazioni sui diversi effetti correlati all’alcolemia materna e fetale.
Alcol e tumori
Studi epidemiologici hanno
associato l’abuso di alcol con l’insorgenza di tumori in vari organi: lingua,
bocca, laringe, faringe ed esofago. L’associazione tra alcolismo e carcinoma
epatocellulare primario sembra, invece, mediata dall’insorgenza della cirrosi.
È stata anche descritta un’associazione tra l’alcolismo e tumore alla mammella.
Malgrado gli studi effettuati non
si è mai potuta dimostrare un’azione carcinogenetica diretta dell’etanolo.
Forse, l’azione irritante del tossico sulle cellule epiteliali del tubo
gastroenterico produce un aumento della rigenerazione e della proliferazione
cellulare e il DNA che si replica che si replica in queste cellule potrebbe
essere più sensibile a una qualsiasi sostanza cancerogena presente. L’alcol
potrebbe agire facilitando la penetrazione di carcinogeni all’interno delle
cellule. La mucosa del tratto gastroenterico contiene alcol deidrogenasi che
origina acetaldeide, agente potenzialmente mutageno (lo stesso può avvenire nel
fegato). Inoltre la presenza di sostanze diverse dall’alcol nelle bevande
alcoliche, come nitrosammine e idrocarburi policiclici, potrebbe essere
importante.
L’etanolo provoca una
proliferazione delle membrane del reticolo endoplasmatico cellulare, il che
potrebbe attivare alcuni cancerogeni. La malnutrizione provoca dall’etanolo
relativamente ad alcune vitamine e minerali potrebbe favorire lo sviluppo del
cancro. Un aumento della predisposizione verso l’infezione da virus
dell’epatite B è stata invocata come fattore capace di causare carcinoma
epatocellulare, mentre alterazioni del metabolismo di steroidi potrebbero
essere causa o concausa di cancro mammario.
CONSUMO DI ALCOL
Confronto con gli altri paesi europei
Il consumo e l’abuso di alcol fra i giovani e
gli adolescenti è un fenomeno preoccupante e in forte crescita sia a livello
internazionale che nazionale. Questa è la situazione sottolineata dal recente Report
“Alcohol in Europe” che ha costituito la base della Community Strategy on
Alcohol approvata in seno all’ Unione Europea che risulta essere la Regione con
il più alto consumo di alcol nel mondo nonostante il decremento nei consumi di
alcol pro-capite sebbene passati da 15 litri di alcol puro per ogni adulto registrato
a metà degli anni 70 a circa 11 litri attuali.
Dal progetto europeo d’indagini condotte nelle
scuole (ESPAD) è emerso che escludendo tabacco e caffeina, l’alcool è la
sostanza psicoattiva maggiormente utilizzata dai giovani dell’UE. La
percentuale degli studenti di 15-16 anni che si sono ubriacati almeno qualche
volta varia dal 36% in Portogallo all’89% in Danimarca. La cultura del bere
attualmente diffusa tra i giovani segue sempre più frequentemente standard
orientati verso modelli di “binge-drinking” ossia il “bere per ubriacarsi, 5
drink di seguito”, ossia l'abuso concentrato in singole occasioni, che non
riflettono quindi le modalità di consumo tipicamente mediterranee a cui le
generazioni precedenti si sono conformate e che privilegiavano il consumo del vino
ai pasti quale parte integrante dell’alimentazione. Nel rapporto della
commissione Europea pubblicato a giugno del 2006 si legge infatti che nell’UE più di 1 su 8
tra i ragazzi di 15 e 16
anni si è ubriacato più di 20 volte nel corso
della vita, e che più di 1 su 6 (18%) ha avuto episodi di “binge drinking” (5 o
più bevande alcoliche in un’unica occasione) tre volte o più nell’ultimo mese.
Si registra inoltre un aumento degli episodi di
“binge drinking” tra i ragazzi nel corso degli ultimi anni, e quasi tutti i
paesi registrano questo dato particolarmente in crescita tra le ragazze. A
livello comunitario molti sono stati i piani d’azione proposti dagli stati
membri a tutela di questa fascia di popolazione che insieme alle donne, è
considerata quella più a rischio per problematiche alcol correlate. E’ pertanto
importante cercare di migliorare le conoscenze riguardo un’ abitudine
relativamente nuova per il nostro Paese e distante dalle abitudini mediterranee
che traevano ispirazione dalla moderazione e dal consumo ai pasti.
L’adolescenza
è il periodo cruciale per la sperimentazione di sostanze psicoattive, lecite e
illecite. E’in particolare fra gli 11-12 anni e i 18 che si creano le premesse
sia per forme di consumo che non implicano rischi elevati, sia per quelle che
possono evolvere nell’abuso e nella dipendenza (Ravenna, 1997). E’ ormai opinione condivisa nella letteratura
scientifica che i comportamenti di consumo dell’alcool e la diffusione, che ha
progressivamente assunto nel mondo giovanile, devono essere compresi nel quadro
più complessivo delle problematiche evolutive adolescenziali. L’affrontare i
cambiamenti del processo di maturazione e l’acquisizione di nuovi ruoli porta
ad un certo grado di ansia accentuata sia dalla mancanza di regole che
definiscono in modo chiaro come raggiungere l’età adulta, sia dalle richieste e
dalle pressioni sociali (Spear, 2002). La ricerca d’indipendenza e d’identità
comprende la sperimentazione di molti comportamenti, atteggiamenti ed attività,
prima di scegliere una direzione ed uno stile che siano propri.
Nell’intento di proseguire con efficacia questi obiettivi, il consumo
di sostanze alcoliche può essere interpretato come una strategia di coping per
fronteggiare in modo efficace determinati compiti evolutivi e determinate
pressioni ambientali. Senza rischio non c’è neanche assunzione di
responsabilità. Il rischio può essere valutato come un’arma a doppio taglio: “È
qualcosa d’insito nella stessa condizione umana e di per sé non è né un valore
né un disvalore; la sua gestione è invece cruciale perché implica la necessità
di sapere (o essere aiutati a) navigare a vista tra emozioni e comportamenti,
tra desideri e realtà concrete” (Castellani, 2000, p.45). Tra i giovani l’uso
sperimentale di alcool è in gran parte legato alla curiosità, a comportamenti e
stili di vita di tipo imitativo all’interno del gruppo, alla reperibilità, ad
occasioni favorevoli ed è spesso associato a momenti di socialità e
divertimento.
Stili di consumo
Si beve
generalmente in compagnia e nei momenti di svago e di divertimento, ma non si
tratta di un costume tradizionale inserito nei momenti quotidiani come per le
generazioni precedenti: non si beve più durante i pasti in famiglia, ma si beve
la sera con l’obiettivo di alterarsi. Un’indagine condotta dall’ASL di Bologna
(Pavarin, Forni e Ruo, 2003) conferma questo quadro. Rispetto al momento del
divertimento e aggregazione sembra evidente che il maggior abuso di alcool,
soprattutto cocktail e superalcolici, sia molto legato alla situazione del
ballo. È notato un abuso di alcool anche nei posti in cui ci s’incontra prima e
dopo la discoteca. Il consumo avviene per tappe: si inizia la serata con
aperitivi e happy hour nei pub, poi si va a ballare e infine la colazione al
mattino in possibile stato di alterazione.
L’happy hour è un’abitudine
ormai consolidata nello stile di vita degli adolescenti, infatti con questo
termine ci si riferisce a quella fascia oraria, che generalmente va dalle 20
alle 22, in cui alcuni locali pubblici (specialmente bar e pub), praticano
sconti sulle bevande. Sempre secondo i
dati riportati da questa ricerca, la bevanda di cui si può notare un maggiore
abuso è la birra (44%), seguono i cocktails (34%) e superalcolici (31.6%). Il
vino è la sostanza di cui si osserva il minor abuso (13.2%). Questi dati
confermano l’ipotesi di un fenomeno che si sta diffondendo a livello nazionale:
la trasformazione degli stili giovanili del bere. Gli studi in letteratura, che
utilizzano un approccio socio-culturale, descrivono due modelli base nella modalità
di assunzione degli alcolici, che si differenziano per il valore d’uso e la
funzione sociale del bere: il modello “bagnato” o mediterraneo, tipico dei
paesi produttori di vino, come l’Italia, e il modello “asciutto” o
anglosassone, caratteristico dei paesi nordeuropei. Nel primo modello è
dominante il valore nutritivo e alimentare dell’alcool, in particolare il vino,
e il bere costituisce un fattore fondamentale dell’interazione sociale. Al
contrario, nel secondo modello, l’alcool, bevanda di regola assente nella vita
di tutti i giorni, ha una funzione esclusivamente inebriante. Individuare il
valore d’uso dominante in una data società permette di comprendere meglio gli
atteggiamenti nei confronti delle bevande alcoliche, poiché valori d’uso e
atteggiamenti sono tra loro legati. Se
l’uso di alcool è visto come un mezzo per “sballare”, non ci sarà alcuna
differenza tra gli atteggiamenti nei confronti del bere e atteggiamenti nei
confronti dell’ubriachezza. I dati del nostro paese (Cibin, Zavan e Nardo, 2000;
Cibin, 2001; Pavarin, Forni e Ruo, 2003; Quartini, Bazzani, Patussi, Mazzoli,
Tedesco, Vico e Surrenti, 2001) indicano la compresenza di questi due modelli,
quindi il bere tradizionale, ad uso alimentare, è affiancato da episodi di
intossicazione acuta e periodica: il rischio di abuso alcolico aumenta perché
si apre lo spazio al valore d’uso dell’euforia. Si riducono complessivamente
tra i giovani i consumi di vino, mentre aumentano quelli di birra e
superalcolici. Inoltre i produttori di liquore hanno introdotto un’intera gamma
di prodotti “da iniziazione”, che sembrano fatti su misura per i ragazzi. I più
conosciuti, gli “alcopop” o “breezer”, sono dei mix dolci al gusto di frutta,
ma con una forte correzione alcolica. Per metà bibite e per metà superalcolici,
sono diventati gli alcolici alla moda, dominanti fra i giovani.
Consumatori a rischio
La quantificazione dei consumi di alcol
a rischio si basa principalmente sull’identificazione dei consumatori che
eccedono le quantità che le Agenzie per la tutela della salute indicano come
“limite massimo”da non superare per non incorrere in rischi,pericoli o danni
parzialmente o completamente evitabili a fronte della moderazione o astensione
dal bere.
Le definizioni dell’identificazione del
bere a rischio si basano su quelle del WHO dove per consumo a rischio (hazardous) si intendono livelli di
consumo o modalità del bere che possono determinare un rischio nel caso di
persistenza in tali abitudini. Secondo le Linee Guida nazionali per una
sana alimentazione dell’Istituto
Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, sono da considerare consumatori a rischio i maschi
che superano un consumo quotidiano di 40 g di alcol 2-3 unità alcoliche
standard) e le femmine che superano un consumo di 20 g. A queste categorie
vanno aggiunte quelle degli anziani e dei giovani 16-18enni, ai quali si
raccomanda di non superare una unità al giorno e quella degli adolescenti
al di sotto dell’età legale (16 anni) ai
quali si consiglia l’astensione dal bere. Per tutti inoltre si raccomanda di
evitare il consumo di grandi quantità di alcol in un arco di tempo limitato.
La prevalenza di consumatori a rischio
nel 2009 è pari al 15,8% della popolazione di età superiore a 11 anni.
L’analisi per classi d’età mostra che sono a rischio il 18,5 dei ragazzi e il
15,5 delle ragazze al di sotto dei 16 anni, valore preoccupante e che
identifica circa 475.000 minori complessivamente rischio alcol-correlato.
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Il nuovo modello di consumo può creare
una situazione di assenza di regole, nel quale trova spazio l’abuso non
regolato: aumenta il preoccupante fenomeno del “binge drinking”, ossia il bere
ininterrottamente fino all’ubriachezza (5 bevute consecutive per i maschi, 4
per le femmine, in meno di 2 ore). Secondo l’Emcda (Osservatorio europeo sulle
droghe di Lisbona, 2003) “l’alcool è la sostanza psicoattiva maggiormente
utilizzata dai giovani dell’Ue” e la percentuale di giovani di 15-16 anni che
si sono ubriacati “almeno qualche volta”, in Italia si attesta intorno al 43%.
Spesso il bere pesante è un fenomeno socializzato e socializzante che
caratterizza le uscite del fine settimana e che facilita l’esperienza dello
“sballo” tanto cercato dagli adolescenti. La ricerca dell’Osservatorio permanente sui giovani e alcool (2001)
ha evidenziato una sostanziale differenza fra l’assunzione di alcolici che i
giovani hanno in privato, nella loro vita normale, e il bere nel fine
settimana: ci sono moltissime persone astemie che dal venerdì alla domenica
consumano alcool, spesso anche in gran quantità. Questo
comportamento è dovuto al fatto che risulta molto difficile per un adolescente
essere parte di un gruppo e non assumere gli stessi atteggiamenti, la tendenza
a compiere le stesse azioni è molto forte e molti comportamenti sono indotti
dall’unione. Il divertimento nel gruppo diviene sempre più una dimensione da
accompagnare, se non addirittura da sostenere, grazie all’ausilio dell’alcool,
che riduce le inibizioni o le difficoltà relazionali, regalando una sensazione
di appartenenza integrata al gruppo allargato. Perciò l’ebbrezza da alcool è
ricercata dagli adolescenti anche come espediente per diminuire l’ansia di
essere accettati dagli altri (Spear, 2002). Lo sviluppo di comportamenti
di binge-drinking può essere associato a due fattori importanti: il gruppo dei
pari e i fattori ambientali. Una ricerca condotta da Weitzman, Nelson e
Wechsler (2002) su 1894 soggetti di 19 anni, fa notare che i più inclini a
comportamenti di binge-drinking sono i ragazzi esposti ad ambienti “bagnati”,
caratterizzati dalla presenza di reti di amicizia in cui questo modo di fare è
comune e dalla presenza di condizioni sociali, residenziali e luoghi di vendita
in cui il bere è prevalente e l’alcool è reperibile a basso costo e quindi
facilmente accessibile. Wechsler et al. (2002) dimostrano che un’alta densità
di bars e pubs attorno ai campuses, può incoraggiare comportamenti di bere
smodato, poiché incrementa l’accessibilità verso l’alcool, abbassa il costo delle
bevande, aumentando, quindi, il loro consumo e la violenza ed altri crimini che
sono associati al fenomeno del binge-drinking. Inoltre coloro che abitano nelle
vicinanze di college, caratterizzati dalla presenza di ambienti “bagnati”,
riportano di essere stati vittima di effetti definiti “di seconda mano”. Questi
effetti includono: mancanza di sonno a causa di continui disturbi, aiutare
studenti ubriachi, essere insultati o assaliti, essere vittima di proposte
sessuali non volute o subire atti di vandalismo nei confronti delle proprietà
private.
Nel 2009 il 12.4% degli uomini e il
3,1% delle donne di 11 anni e più hanno dichiarato di aver consumato, almeno
una volta negli ultimi 12 mesi, 6 o più bicchieri di bevande alcoliche in una
sola occasione con percentuali che variano a seconda del genere e della classe
di età della popolazione. Tra gli uomini, il valore si presenta elevato già tra
i giovanissimi, raggiunge un picco massimo tra i 18-242nni e poi diminuisce
nuovamente, pur rimanendo su valori ragguardevoli, nelle classi di età
successive; tra le donne, come per gli uomini, la frequenza massima si attesta
attorno ai 18-24 anni (7,9%) e decresce nuovamente
raggiungendo i valori
limiti nelle classi di età anziane (>65).
L’indagine
multiscopo relativa all’anno 2009 si è concentrata sulle caratteristiche
socio-demografiche che accomunano i consumatori binge drinking. Le percentuali
di consumatori di sesso maschile risultano più elevate tra chi possiede un
titolo superiore al diploma di scuola media, mentre le più basse si registrano
tra chi possiede un titolo di studio basso (licenza elementare: 6,3%, nessun
titolo: 5,5%);anche tra le donne la percentuale aumenta all’aumentare del
titolo di studio. Le persone occupate o in cerca di occupazione fanno
registrare le più alte percentuali di binge drinkers mentre i valori più bassi
si registrano tra i pensionati per entrambi i sessi; la stessa situazione si
registra in relazione alla principale fonte di reddito e assumono un trend decrescente in relazione
allo stato di salute degli intervistati. La condizione fisica degli
intervistati, valutata attraverso BMI,
non mostra tra gli uomini variazioni statisticamente significative, mentre
si registra una percentuale più elevata di consumatrici binge drinking tra le
donne con peso normale rispetto a quelle in sovrappeso od obese. Infine è stata
analizzata la percentuale in relazione alla distribuzione territoriale degli
intervistati.
Italia del nord
In Piemonte e Valle d’Aosta, la
percentuale di consumatori di bevande alcoliche risulta in linea con il dato
medio nazionale con esclusione del dato relativo al binge drinking (14,7%) e al
consumo a rischio che risultano superiori alla media nazionale. Rispetto ai
dati del 2008 si registra un aumento delle consumatrici fuori pasto e binge
drinking. Anche in Lombardia la percentuale di consumatrici risulta superiore
alla media nazionale di individui che assumono alcol fuori dai pasti (maschi:
41,3%; femmine: 18,4%). Solo le donne della Liguria presentano abitudini in
media con il dato nazionale; al contrario per gli uomini si osserva un valore
superiore alla media nazionale di consumatori fuori pasto. Un dato preoccupante
è offerto dal Trentino Alto Adige per il quale tutti gli indicatori di rischio
risultano al di sopra della media nazionale per entrambi i sessi. Tra le donne
in particolare, si osserva il dato più elevato rispetto alle altre Regioni di
consumatrici fuori pasto (30,0%). Stessi risultati del Trentino Alto Adige si
riscontrano nel Veneto e nel Friuli-Venezia Giulia a differenza del dato per le
donne che praticano il binge drinking che risulta nella media nazionale. In
Emilia Romagna, la percentuale di consumatori di almeno una bevanda alcolica
risulta superiore a quella media nazionale per entrambi i sessi (maschi: 83,4%;
femmine: 65%). Rispetto alla rilevazione del 2008 si registra tra gli uomini
una riduzione dei consumatori fuori pasto (-4.6 punti percentuali) e tra le
donne un incremento delle consumatrici a rischio (+3 punti percentuali).
Italia centrale
In Toscana la percentuale di consumatori di almeno una
bevanda alcolica risulta superiore a quella della media nazionale per entrambi
i sessi. Tra gli uomini si rilevano valori al di sotto del dato medio nazionale
tra coloro che praticano il binge drinking e che consumano bevande fuori pasto,
mentre tra le donne risulta superiore alla media nazionale il dato sul consumo
a rischio. Nelle Marche, nel Lazio e in Umbria tutti gli indicatori relativi ai
comportamenti a rischio, per entrambi i sessi,e per Marche e Umbria anche il
dato relativo ai consumatori di una bevanda alcolica, risultano in media con i
dati nazionali. Diverso è il caso dell’Abruzzo dove si registrano valori
superiori ai dati medi nazionali tra gli uomini che consumano bevande alcoliche
(84%) e che assumono bevande alcoliche lontano dai pasti (42,9). Tra le donne,
l’indicatore a rischio risulta inferiore alla media delle altre regioni (4,6).
In Molise si riscontrano valori superiori al dato medio nazionale per tutti gli
indicatori a rischio considerati. Tra le donne valori inferiori si registrano
tra le consumatrici di bevande alcoliche (47,4%) e tra coloro che assumono
alcolici fuori dai pasti.
Italia meridionale
In Puglia, la percentuale di
consumatori di bevande alcoliche tra gli uomini e quello dei consumatori a
rischio risultano in media con il dato nazionale mentre il valore relativo al
consumo fuori pasto e quello del binge drinking risultano inferiori ai dati
medi nazionali. Tre le donne tutti i valori risultano al di sotto dei valori medi
eccetto il dato relativo alle consumatrici binge drinking che tuttavia rimane
in media con il dato nazionale. In Campania, tutti gli indicatori relativi ai
comportamenti a rischio e al consumo di almeno una bevanda alcolica risultano
al di sotto dei valori medi nazionali. In Basilicata e in Calabria, tutti gli
indicatori relativi ai comportamenti a rischio e alle consumatrici di almeno una bevanda alcolica
risultano al di sotto dei valori medi nazionali. In Basilicata, situazione
diversa si presenta tra gli uomini dove si registrano valori superiori alla
media nazionale tra i consumatori binge drinking e tra quelli a rischio.
Italia insulare
In Sardegna, la percentuale di
consumatori di almeno una bevanda alcolica tra gli uomini risulta in media con
i valori nazionali sebbene le percentuali di tutti gli altri indicatori
risultano superiori. Tra le donne tutti gli indicatori sono in linea con i dati
nazionali ad eccezione di quello relativo alla percentuale di consumatrici che
risulta inferiore (49,3%).
In Sicilia, gli indicatori riguardo il consumo di almeno una
bevanda alcolica e dei comportamenti a rischio sono al di sotto dei valori medi
nazionali. Tra le donne si registra la
percentuale più bassa tra tutte le Regioni di consumatori di sesso maschile.
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